APPROFONDIMENTO - COLLEZIONE DEMONI
Share
Come molti di voi già sanno, una cosa che contraddistingue Tanuki è la ricerca e la volontà di divulgazione che sta dietro a ognuna delle nostre grafiche. Per questo abbiamo pensato che, nonostante già abbiamo parlato molte volte dei significati dei nostri design sia qui che su Instagram (che di persona, per chi incontro in fiera!), potesse essere utile fare un blog dedicato a ciascuna delle collezioni. Oggi partiamo con quella sui Demoni giapponesi.
La collezione si chiama “Demoni”, “Youkai” se lo leggete in giapponese o, ancora, “Yokai” se preferite non utilizzare l’allungamento.
Attenzione a non chiamarli fantasmi: gli youkai sono infatti più vicini al nostro concetto di demone o spirito e i kanji con cui la parola è scritta: 妖怪 significano, più o meno, “apparizione misteriosa”. I fantasmi, in Giappone, sono invece chiamati con il nome di yuurei (o yurei), 幽霊, che significa “spirito flebile”.
Lo sapete che anche il Tanuki è uno youkai?
In questa nostra collezione, però, lui non compare e lascia invece spazio ad altri spiriti della cultura giapponese.
KASABAKE
傘化け letteralmente “ombrello che si trasforma”, detto anche Karakasa-kouzo 唐傘小僧 ovvero “ombrello di carta dispettoso”
È uno youkai molto conosciuto, presente in tantissime storie e che è entrato anche nella cultura pop grazie a vari giochi e anime in cui compare. Oltre a ciò, è forse uno dei primi, nonché il più famoso tra gli tsukumogami: gli spiriti degli oggetti. Nel folklore giapponese si narra infatti che molti (se non tutti) gli oggetti, raggiunto il centesimo anno di età, possano prendere vita.
Il kasabake, in particolare, rappresenta un ombrello che, come succede a molti altri ombrelli, viene dimenticato o abbandonato da qualche parte. Dopo 100 anni, una volta presa vita, inizia ad aggirarsi per le strade di notte e a fare scherzi agli umani per vendicarsi. Non bisogna però averne paura, è dispettoso, ma, in fin dei conti, totalmente innocuo.
Tornando tra le sottocategorie degli youkai, il kasabake rientra anche in quella degli obake お化け, dove il kanji 化 indica la trasformazione. Questa categoria racchiude tutti quegli spiriti che sono caratterizzati da una trasformazione.
Il kasabake infatti è rappresentato come uno ombrello che ha una gamba al posto del manico e a cui sulla carta (o sulla tela, per i kasabake più moderni) sono spuntati un grande occhio e una bocca da cui esce una lingua lunga.
La tavola da skate è una licenza che ci siamo presi noi. I poveri kasabake di solito saltellano in giro su quell’unica gamba che si ritrovano, quanto sarebbe più comodo se avessero uno skate con cui muoversi? In più, si adatta perfettamente alla sua immagine di demone dispettoso.
FUTAKUCHI ONNA
二口女 letteralmente “donna con due bocche”
Anche la Futakuchi Onna fa parte della famiglia degli Obake: i demoni mutaforma. A prima vista sembra una normalissima donna e, di norma, il suo intento è proprio quello di non far sospettare a nessuno quale sia la sua vera natura. Il suo segreto è che sulla nuca: nascosta sotti capelli, ha una seconda bocca. È da qui che prende il suo nome: 二=due, 口=bocca, 女=donna.
L’origine di questa bocca demoniaca viene raccontata tramite varie leggende, tutte abbastanza simili tra loro.
Si dice che in un piccolo villaggio vivesse un uomo estremamente tirchio, così tanto da non voler spendere per sfamare la propria moglie. Fu proprio questa mancanza di cibo a far comparire misteriosamente una bocca nascosta tra i capelli della povera sposa. Inizialmente la donna non voleva dare retta a questo demone, ma se la bocca non veniva sfamata iniziava a prudere terribilmente e a causarle perfino dolore. Fu probabilmente proprio lo stesso demone a estendersi poi anche ai capelli, divenuti così in grado di muoversi e di prendere il cibo autonomamente.
In alcune delle leggende, poi, il marito inizia a notare che il cibo sparisce continuamente e decide quindi di rimanere nascosto a casa per capire come fosse possibile. In questo modo scopre l’orrenda verità e la donna, non appena si accorge di esser stata scoperta, ingurgita anche il marito.
GASHADOKURO
がしゃどくろ letteralmente “teschio che scricchiola”
Nonostante dokuro (どくろ oppure 髑髏) significhi teschio, il Gashadokuro è sempre stato rappresentato come uno scheletro presumibilmente intero, anche se di solito si vede soltanto dal bacino in su. La prima parte del nome: gasha (がしゃ) è invece l’onomatopea che indica lo scricchiolare o il tintinnare.
Perché è importante che questo scheletro scricchioli? Perché, si dice, ascoltare il suono delle ossa che si avvicinano potrebbe essere l’unico modo per salvarsi! A differenza degli altri demoni che abbiamo visto fino adesso, infatti, il Gashadokuro è pericoloso per tutti quelli che si attardano di notte nelle campagne, dato che solito muoversi anche lui nelle ore più buie e che gli umani sono il suo cibo preferito.
Si dice che il primo Gashadokuro sia sorto dalle ossa dei combattenti morti durante una sanguinosa battaglia e sono in generale i luoghi in cui sono avvenute morti ricolme di rabbia e risentimento che possono dare origine a questi spiriti alti fino a 15 volte più di un uomo.
Sono spesso troppo forti per essere annientati, per questo sopravvivono finché l’energia negativa contenuta nelle ossa che li formano non si esaurisce.
ROKUROKUBI
ろくろ首 letteralmente “collo che si allunga”
Kubi (首) è la parola che si usa per il collo, rokuro invece, se scritto in kanji (轆轤) può indicare la carrucola usata nei pozzi per portare su e giù il secchio, insomma, qualcosa che permette di allungare e accorciare la corda.
Si tratta infatti di demoni la cui caratteristica è quella di poter allungare il collo. Sono solitamente rappresentati come donne e vivono spesso integrandosi perfettamente nella società umana. Originariamente non erano considerati maligni, ma nel corso del tempo sono comparsi via via racconti che li accostano alle Nukekubi (抜け首 letteralmente “collo che si stacca”) che attaccano invece gli umani mordendoli fino a ucciderli.
Il potere delle Rokurokubi di solito si manifesta di notte, è possibile infatti che allunghino il collo per spiare delle persone mentre queste dormo o per fare scherzi a chi rimane in giro. Le loro vittime preferite sono gli ubriachi, i pazzi o i ciechi: persone che non verrebbero credute se anche raccontassero di aver incontrato uno di loro.
Sono comunque innocui, tanto che alcuni di questi demoni non sono nemmeno consapevoli di esserlo e ogni tanto si svegliano con inspiegabili ricordi di vedute dall’alto che però si limitano a considerare come strani sogni.
Questi sono solo quattro dei più famosi yokai giapponesi, vi piacerebbe vederne rappresentato qualcun altro sui nostri capi?